Sant’Agata di Puglia. Pietro Donofrio ci racconta il paese attraverso le pietre.

Mediante i suoi scatti conosciamo le tecniche costruttive dell’ architettura santagatese; da quella più nobile a quella più umile, i rattoppi e gli ardimentosi impianti.

Pietro Donofrio è un fotografo dilettante, ma non ha niente da invidiare ai suoi colleghi professionisti. Da qualche anno ha lasciato il lavoro in Camera di Commercio di Foggia e si può dedicare alla fotografia più a lungo e con la solita passione. Pietro è di Sant’Agata di Puglia e ne esplora metodicamente tutti gli angoli, anche i più reconditi, offrendoceli senza la presenza dell’uomo.

La sua è una scelta ben precisa, che documenta l’architettura ricca e povera del nostro paese, le strade rattoppate o rivestite di impermeabilizzante, gli intonaci poveri e incerti, rovinati dal sole, dal tempo e dalle intemperie. Le sue fotografie sono una lode perenne a chi ha concepito quell’architettura di montagna, che ha permesso a Sant’Agata di ospitare fino a 7300 abitanti, negli anni Cinquanta dello scorso secolo.

Le fotografie di Pietro parlano attraverso le pietre, che a Sant’Agata gli scalpellini lavoravano con rara maestria. Tra i maestri scalpellini è da ricordare Carlo Prato, esuberante e dalla battuta sempre pronta e i “Trubbilje”, come erano soprannominati, ma dei quali non ricordo il cognome. Girando per il paese, Pietro scova chiavi di volta finemente lavorate anche nei portali che oggi appaiono modesti, ma che un tempo non lo erano affatto. Dobbiamo essere grati al nostro “fotografo delle pietre”, perché ci fa scoprire il nostro paese, che erroneamente crediamo di conoscere bene. Tutti conosciamo le strade a memoria, ma non abbiamo lo sguardo indagatore di Pietro Donofrio. Grazie, Pierino. Continua a regalarci le “radiografie” del nostro abitato.

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