Ascoli Piceno. Una rosta di ieri, di Stefano Pontani

    E’ un lavoro del mastro ascolano Francesco Tartufoli

In una rara foto, del ferro battuto ascolano, d’inizio ‘900, si cita una rosta in piazza Montanara, oggi Roma. Andando a curiosare nelle foto della piazza di quell’epoca, la si può ritrovare nel palazzo ora non più presente, e demolito nel 1926, per la costruzione di un nuovo edificio che a tutt’oggi ospita la banca di Roma. La stessa rostra la ritroviamo, ben conservata in corso Mazzini 39, di Ascoli Piceno. E’ un lavoro del mastro ascolano Francesco Tartufoli (1742-1818), e per intrepretare il suo significato occorre fare un tuffo nel passato nell’antica Grecia. Una storia mista leggenda/verità, racconta che una madre, perse precocemente sua figlia. Volle quindi scavare, nelle vicinanze di un torrente, una tomba, dove collocò il corpicino con sotto una pietra di forma quadra, e poi ricoprì il tutto con della terra. Diverso tempo dopo, ritornò in quel luogo, e vide che tutto era stato sollevato da terra, dalla forza di un cespo di foglie di acanto, quasi a voler simboleggiare una presentazione al nostro Signore Gesù. Questa scena colpì l’immaginazione dell’architetto Callimaco, e nè prese lo spunto per realizzare un capitello, (capitello corinzio), con alla base queste foglie. Guardando la rosta, noteremo le tante foglie di acanto che la compongono, e che ci rimandano alla storia sopra. Alla loro base, se guardiamo con attenzione vi si trovano delle faccine, che nella simbologia cristiana, simboleggiano il passaggio da questa vita terrena, alla prossima. Si deduce quindi, che la rosta sia stata realizzata per ricordare, con tutta probabilità, la scomparsa di qualche minore. Vale la pena di andarla non a guardarla, ma ad ammirarla!!

(nella foto, la rosta di Tartufoli)

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