Ricordo della Prof. Pina Belli D’Elia

Ricordo della Prof. Pina Belli D’Elia

Ho avuto il privilegio di avere la compianta Pina Belli D’Elia (1934- 2018) come prof. di Storia dell’Arte, frequentando il liceo classico del Convitto Nazionale “Domenico Cirillo, di Bari”.

Ne conservo un ricordo indelebile.

Le sue lezioni non erano mai noiose, ma lasciavano il segno, perché sapeva trasmettere la sua passione per l’arte e la sua cultura anche agli studenti più recalcitranti. Ascoltando le sue lezioni e partecipando ai viaggi di istruzione, che organizzava per noi studenti, mi sono innamorato della storia dell’arte. Milanese, trapiantata a Bari, avendo sposato il pugliese Michele D’Elia, storico dell’arte, parlava il dialetto barese meglio di tanti nativi della città della Fiera del Levante. Dava del lei agli studenti con dolce fermezza e sempre con il sorriso sulle labbra. Mentre ero studente liceale, mi invitava all’allora Pinacoteca provinciale di Bari, che dirigeva, per introdurmi alla Museografia. Recentemente le è stata intitolata una sala della Pinacoteca Metropolitana di Bari (già provinciale), intitolata a Corrado Giaquinto, uno dei protagonisti della pittura del Settecento europeo. Qualche giorno prima degli esami di maturità, ascoltata, mi consigliò di iscrivermi alla Facoltà di Lettere dell’Ateneo di Padova, dove mi laureai in Storia dell’Arte, avendo come relatore il prof. Sergio Bettini, che mi ringraziò per avergli proposto una tesi sul Romanico Pugliese. Naturalmente, la mia tesi di laurea fu incentrata sulla “Scultura romanica in Puglia, nell’XI secolo”, della quale la mia professoressa era appassionata studiosa. Anche durante i miei studi universitari, Pina Belli D’Elia, non mi fece mancare suggerimenti, consigli e bibliografia per tutte le mie ricerche.Ci sentivamo per telefono qualche volta all’anno e l’ho vista per l’ultima volta in occasione di un convegno di storici dell’Arte, a Parma, dove la raggiunsi, provenendo da Padova, dove risiedevo.Circondata dall’affetto di figli e nipoti, è mancata a 84 anni, dopo suo marito, dopo oltre mezzo secolo di ricerca e di insegnamento liceale e universitario. Fondamentali sono state le sue ricerche sull’arte pugliese, ancora per molti versi da scoprire e interpretare, con particolare riguardo a Medioevo e Rinascimento: memorabile resta la mostra curata col marito nel ’75, Puglia XI secolo. Alle sorgenti del Romanico pugliese, le cui scoperte confluirono ne 2003 nel prezioso volume per Jaka Books Puglia romanica. Chiunque l’abbia conosciuta la ricorda come una donna autorevole ma gentile, determinata e carismatica nella sue battaglie culturali. Pina Belli D’Elia se ne è andata improvvisamente, a 84 anni. Da qualche tempo si era ritirata dalla scena pubblica, gratificata dall’affetto di figli e nipoti e da una più defilata azione di volontariato.
Eppure per oltre cinquant’anni è stata un punto di riferimento fondamentale per la cultura in Puglia, e non solo. Di origine settentrionale (era nata a Milano nel 1934), si trasferì negli anni Sessanta nella nostra regione con il marito e compagno di tanti studi, il compianto Michele D’Elia scomparso nel 2012.
Il suo impegno per l’arte è stato profondo e a tutto campo. Dopo gli inizi come insegnante liceale, dal ’74 all”88 ha diretto con sorriso, pugno di ferro e competenza la Pinacoteca di Bari, allora provinciale.
Notevole fu anche la sua capacità di arricchire la collezione, facendo acquistare lavori importanti di autori storici come Luca Giordano, Corrado Giaquinto, Cesare Fracanzano. Oltre alla cura della Collezione Greco, di cui favorì la donazione nell’86, con autori italiani tra fine ‘800 e primi ‘900.
Perché tra i suoi meriti c’è anche l’intuizione di aprire al confronto tra antico e contemporaneo, mettendo in esposizione permanente insieme opere antiche e moderne: a partire dalla lungimirante acquisizione dei Nove metri quadri di pozzanghere di Pino Pascali nel 1981, seguita dal sostegno costante ad artisti del territorio, entrati a far parte della collezione.
Nell’89 Pina Belli D’ Elia aveva lasciato Pinacoteca per l’Università. I suoi ultimi anni di lavoro sono stati dedicati agli studenti del corso di Storia dell’arte medievale moderna all’ateneo barese. Un’attenzione verso i giovani che ha formato diverse generazione di studiosi. In moltissimi continueranno a esserle grati.

Carmine Granato

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