Sant’Agata di Puglia. Lu trappit, di Renzo Berardino

Renzo Berardino

LU TRAPPIT ……. Mi piace attingere dalla continuità dei saperi, delle conoscenze di quel nostro ambiente che ci tramandiamo nel tempo . I lavori dei campi ,erano legati alle stagioni e costituivano importanti momenti di socializzazione durante i quali, con canti conviviali e abbondanti libagioni venivano rinsaldati sodalizi e vincoli di parentela. Una stagione importante era la raccolta delle olive. Le donne, sedute a terra, faticosamente, raccoglievano le olive cadute sul terreno , mentre gli uomini, in equilibrio su una scala di legno, appoggiata agli alberi, con la sinistra prendevano un rametto e con la destra facevano cadere i frutti nella sacchetta legata alla cintola dei pantaloni o alla corda girata intorno alla vita. Il freddo pungente preannunciava l’ arrivo dell`inverno, ma quelle persone con tenacia non si fermavano, sfidavano il tempo e le già corte giornate autunnali. Le olive, dopo la raccolta, venivano sistemate nei sacchi e così, trasportate con asini a “lu trappit“ . Lì venivano lavorate in giornata con una macina mossa da uomini e animali. La pasta veniva messa poi nei “ fiscoli” e spremuta sotto presse . Solo dopo avere riportato l`olio nella propria casa tutti si sentivano in grado di affrontare il freddo inverno. Per assaporare l`olio nuovo si era soliti fare al fuoco del camino << lu crusc >> , la moderna bruschetta ma era anche un modo per ingannare lattesa del proprio turno per la macinatura che era lunga. Era quello un momento importante per noi ragazzi ,all’uscita della scuola correvamo a “lu trappit “ perché, data l’ora ,potevamo calmare la fame con un pezzo di “crusc” e poi approfittare della pausa per appenderci alle stanghe trainate dagli asini e farci trasportare spensierati ,arricchiti di una esperienza nuova , di sapori , di odori di linguaggi di vita vissuta che hanno impresso una accelerazione di un tempo ,il nostro passato , verso un altro così differente , il nostro presente. Tentare un confronto mi è impossibile , di certo “ la Contrada “ , “le famiglie “ , “le squadre di amici “ , non ci sono più e per tutto ciò che ci appariva normale , oggi non lo é più e, assumendo il ballo a metafora della vita, accade che, volendo assumere i generi moderni, pur essendo in foltissimo gruppo, si “danza” da soli ……

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