Anche nella vita politica le parole possono diventare proiettili o bastoni. Accade quando, sospinte dalla furia cieca dell’ideologia, prendono la via dell’insulto e del disprezzo
Ha scritto Massimo Recalcati nella Repubblica del 10 novembre 2024: “ L’esperienza della psicanalisi insegna il peso delle parole. Le parole non sono fatte di aria, non sono semplicemente suoni – flatus vocis – ma possiedono una loro consistenza: spostano la vita delle persone, lasciano segni, accendono entusiasmi e ricordi, aprono i cuori, armano le mani, sentenziano, liberano, incatenano, sconvolgono, sospingono all’odio o all’amore, aprono o chiudono i monti. Ma quando le parole prendono la forma dell’insulto o del disprezzo tendono sempre ad assomigliare a proiettili o a bastoni. Lo sanno bene i figli che hanno subito offese e umiliazioni dai loro genitori o dai loro insegnanti e che portano su se stessi l’ustione indelebile di quelle parole. Ma anche nella vita politica le parole possono diventare proiettili o bastoni. Accade quando, sospinte dalla furia cieca dell’ideologia, prendono la via dell’insulto e del disprezzo”.
Queste parole le dovremmo imparare tutti a memoria. In particolare le devono meditare coloro che hanno responsabilità politiche o tecniche nella Pubblica Amministrazione, a cominciare dagli amministratori e i tecnici dei Comuni, che sono i più vicini materialmente ai cittadini. Fare delle promesse e non mantenerle “sposta la vita delle persone”. A nessuno è lecito giocare con la vita delle persone, né con le parole e né con il linguaggio non verbale. A volte, le conseguenze possono essere imprevedibili.
