Incontriamo il Prof. Giulio Carlo Argan, seduto sulla panchina di pietra situata a pochi passi dalla lapide che ricorda l’Associazione dei santagatesi residenti a Roma, a pochi passi dall’ufficio postale di Sant’Agata di Puglia

(Giulio Carlo Argan)
Buongiorno, professor Argan. Come mai da queste parti?
Buongiorno a lei, professore. Come ha fatto a riconoscermi ?
Ho studiato i suoi testi di Storia dell’Arte e la sua foto è capitata migliaia di volte sotto i miei occhi
Abito in Paradiso da moltissimi anni e sento ancora parlare di Sant’Agata dai santagatesi già residenti a Roma, che diedero vita all’associazione immortalata nella lapide che vede anche lei davanti al Municipio. Quindi ho deciso di venire a visitare questo paese, che è molto interessante dal punto di vista architettonico.
Ha visitato qualche monumento di Sant’Agata ?
Certamente. Ho anche seguito qualche gruppetto di turisti domenicali in visita a Sant’Agata. E sono rimasto meravigliato perché essi visitano l’antico frantoio di olive, il forno antico e il castello, e non la Cripta di San Nicola e la Chiesa di Sant’Andrea, nelle quali si trovano pregevoli opere dipinte a dal mio amico Enzo Liberti dopo la seconda guerra mondiale. Anche le chiese di San Nicola, di Sant’Angelo,
della Madonna delle Grazie, della Madonna del Carmine, della Madonna dell’Arco, della Trinità e dell’Assunta meritano di essere visitate, perché esse narrano la storia del vostro paese, che ha solide e non formali tradizioni cattoliche e che ha dato molti sacerdoti alla chiesa apostolica romana.
Di chi ha sentito parlare ?
Dai suoi compaesani ho sentito parlare di Padre Nicola D’Amato, che ho conosciuto personalmente. Egli fu padre generale dell’Ordine dei Chierici della Madre di Dio (di cui fece parte anche l’altro santagatese padre Paolo Fredella) e animatore dei Comitati Civici di Gedda a Roma, nel 1948. Un altro sacerdote di cui tutti mi parlano è don Donato Pagano, il fondatore della Casa del Sacro Cuore di Gesù.
Lei è stato anche sindaco di Roma e quindi le chiedo come deve essere un sindaco che voglia lasciare un buon ricordo di sé
La stella polare di ogni buon sindaco deve essere l’articolo 97 della Costituzione, che il sindaco si impegna a rispettare all’atto del suo giuramento che pronuncia al cospetto del prefetto: “ Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.
Il sindaco non è il presidente degli Stati Uniti d’America che risponde al nome di Trump
Conosco la Costituzione, mai studiata e diffusa come si dovrebbe, e l’articolo che lei ha citato. Praticamente, un bravo sindaco come si deve comportare ?
Siamo uomini di mondo e sappiamo che le “cambiali” firmate durante la campagna elettorale devono essere onorate, purché non si tratti di voti di scambio, che sono penalmente rilevanti. Quindi un “occhio di riguardo” è tollerato, ma il primo cittadino non è il sindaco solamente di chi lo ha eletto, ma di tutti i cittadini. Il sindaco deve tenere presente che la persona che ha di fronte ha diritto al rispetto e ad essere trattata umanamente e non come un nemico da abbattere anche se indossa o è sospettato di potere indossare una casacca politica diversa da quella del sindaco stesso.
Il linguaggio verbale e non verbale del sindaco e di tutti gli amministratori deve essere sempre rispettoso verso tutti i cittadini, che li hanno delegati ad amministrare il paese e non a spadroneggiare a loro piacimento. I cittadini sono molto attenti alla disparità di trattamento (art. 3 Costituzione), alle assunzioni “ad personam” e allo sperpero di denaro pubblico “a capriccio”. Con la dignità, con il denaro delle persone e con il lavoro non si scherza. Il sindaco deve evitare di umiliare i dipendenti che lavorano in comune, che hanno diritto a lavorare in un ambiente sereno e hanno diritto al rispetto delle loro funzioni e delle loro responsabilità. Un bravo sindaco fa conoscere il suo programma amministrativo e cerca di coinvolgere la cittadinanza, evitando di realizzare “opere a sorpresa”, come una festa di compleanno in famiglia. E’ anche una questione di intelligenza: è meglio non umiliare chi paga le tasse, che servono anche per pagare il sindaco in carica o “pro tempore”, come dicono quelli che parlano bene. E infine, raccomando ai sindaci di avere un occhio di riguardo per i giovani. I ragazzi hanno diritto ad avere una biblioteca degna di questo nome e ad avere a disposizione luoghi di socializzazione e non solo a concerti di massa. Un particolare riguardo deve essere riservato all’organizzazione della sanità e alla viabilità del paese perché la sicurezza e l’assistenza sanitaria sono un diritto garantito dalla Costituzione (art. 32) e non una concessione.
Fare il sindaco non è solamente pavoneggiarsi indossando la fascia tricolore.
Professore, la saluto e le do appuntamento per un’altra intervista
Volentieri, ma mi telefoni. Non ho l’agenda con me. Speravo di non essere riconosciuto. A presto e grazie della chiacchierata.
Carmine Granato