Nel corso dei secoli, la struttura della chiesa ha subito numerosi cambiamenti. Per capire cosa sia successo in passato, occorrerebbe uno scavo.
La lettura della chiesa dal punto di vista architettonico e strutturale non è facile, avendo esso subito nel corso dei secoli numerosi interventi di ristrutturazione e di restauro. Forse sul primitivo impianto, in tempi non facilmente databili, è stato elevato l’attuale tempio, ipotesi che solo uno scavo ed uno studio tecnico potrebbero confermare. I più significativi interventi costruttivi o ricostruttivi, come si può dedurre dai documenti a disposizione, si sono realizzati nel secolo XVI, nel 1676, tra il 1872 ed il 1886, nel 1954. L’ Agnelli cita una lapide posta presso la porta d’ingresso recante la data 1542, data che potrebbe indicare l’anno in cui si realizzarono lavori importanti relativi alla struttura del sacro edificio. Nel 1676, il generosissimo e devoto benefattore Giovanni Giacomo Morese fece costruire ex novo la cappella del Crocifisso e ricostruire dalle fondamenta tutta chiesa, che fu poi con sacrata da monsignor Angelo Ceraso, vescovo di Bovino, il 23 novembre 1698 . Con la Chiesa fu rifatto il campanile . Fino al 1886 la chiesa di S. Andrea aveva una sola navata (larga circa m. 7, lunga m. 13, alta m. 10), con un solo ingresso, e cinque altari. Tra il 1872 ed il 1886 si eseguirono lavori per aggiungere un’altra navata sulla sinistra (larga m. 6,77; lunga m. 14,27, alta m.5,67) “a maggior gloria del SS. Crocifisso / e in onore di S. Maria dell’Aiuto, come attesta la lapide murata sulla parete esterna della stessa navata. Per costruire la seconda navata si spesero 800 ducati, e contribuirono la chiesa di S. Nicola, il vescovo di Bovino, monsignor Alessandro Cantoli, il popolo. Era parroco don Raffaele Anzano. Negli anni Cinquanta del secolo scorso si eseguirono altri lavori per consolidare la navata sinistra, ripresi in seguito al terremoto del 1980. Una tozza torre campanaria si eleva a sinistra della porta d’ingresso ed ha due campane.tura della chiesa. Significativi restauri allo stesso furono effettuati nel 1856. Si spesero ducati 6,28, più ducati 4 per opere di falegnameria e fabbro. Al tempio si accedeva per una gradinata che si levava su uno spia nato detto “Largo Portella S. Andrea”. Ma monsignor Filippo Gallo, vescovo di Bovino, d’accordo con l’arciprete don Daniele Petronio, consentì al signor Francesco Noviello di Nicola di costruire su quello spianato un sottano per solo uso di abitazione, come da strumento rogato dal notaio Pasquale Santoro il 16/07/1856 con l’intervento dello stesso arciprete Petronio, e del procuratore della chiesa, don Michele Longo. Di conseguenza si costruì una nuova gradinata di accesso alla chiesa, gradinata che fiancheggia il muro destro della facciata; davanti alla porta della stessa chiesa si costruì un ballatoio (corrispondeva e corrisponde al solaio dell’abitazione), privando l’edificio di quel respiro spaziale che gli era stato proprio per secoli . Lo spazio concesso fu apprezzato ducati 26 che furono dati dal Noviello a benefìcio della chiesa: 17 vennero impiegati per la fabbrica della sacrestia, 7 per l’acquisto di una corona di rame cipro inargentato alla Madonna di Costantinopoli ed una uguale al Bambino, 4 per un parato di palme per l’altare maggiore. Recentemente, nel 2001, è stata restaurata la facciata della chiesa e riportata alla pietra originale. L’opera è stata realizzata a spese della signora Lucia Lavilla, in memoria del marito Rocco Sala. In fondo alla navata principale, dietro l’altare maggiore, è l’abside semicircolare, in cui è collocato il coro (alta circa m. 10, larga m. 7). Aveva un finestrino che fu occluso nel 1846 e dalla vendita della relativa inferriata si ricavarono ducati 1.40. Ulteriori lavori di sistemazione furono effettuati dal parroco don Daniele Petronio, come ricorda la lapide apposta nella stessa sacrestia nel 1869 . La chiesa aveva sepolture comuni, sepolture private ed una per i fanciulli. Il benefattore Giovanni Giacomo Morese aveva la sepoltura per sé e i suoi eredi sotto l’altare del Crocifisso. I benefattori della cappella di Costantinopoli erano sepolti nella omonima cappella. “In tumulo S. M. de Costantinopoli” si seppellì fino al 1837, anno in cui si aprì il cimitero fuori le mura, e la prima persona della parrocchia di S. Andrea ad essere seppellita nel nuovo cimitero fu Aloysia D’Alessandro. Come documenta l’Agnelli, la chiesa aveva cinque altari: il maggiore era in pietra in asse all’ingresso, e non aveva titolare; due erano sulla parete destra, e due sulla sinistra. Quelli della parete destra, incassati in due archi, erano dedicati rispettivamente alla Madonna di Costantinopoli ed a Sant’Andrea Apostolo, detto anche altare della Madonna degli Angeli, per il dipinto sovrastante. Sulla parete sinistra, di fronte all’altare della Madonna diCostantinopoli era la cappella con altare del Crocifisso, e di fronte all’altare della Madonna degli Angeli quello del Carmine. Tutti erano in muratura, ad eccezione di quello del Crocifisso che era in pietra rossa del Calaggio, pietra locale simile al marmo. La costruzione della seconda navata provocò una nuova disposizione agli altari, che rimasero, comunque, sempre cinque, come si rileva dall’ Inventario del 1886 redatto dall’arciprete Anzano per la prima visita pastorale di monsignor Salvator Maria Bruno Bressi del 5 novembre 1886.
Nella navata destra rimasero tre altari: l’altare maggiore, che venne dedicato alla Madonna dell’Aiuto; l’altare di S. Maria di Costantinopoli, che era in muratura con pietra sacra. L’adornavano sei candelieri con l’immagine del Crocifisso e quattro campane di vetro. Al centro, in una custodia, sotto una campana era custodita una immagine di cera di Gesù Bambino; l’altare di S. Andrea o della Madonna degli Angeli era in muratura con pietra sacra. Aveva un grande dipinto che raffigurava la Madonna incoronata da angeli, S. Andrea e S. Pietro.
Nella navata sinistra si collocarono: l’altare del SS.mo Sacramento o del SS.mo Crocifisso, con la statua del Cristo spirante, ed ai piedi l’Addolorata. Le statue erano chiuse in nicchia con cristallo coperte di un velo color violaceo bordato da un “arriccio di seta fiorata color cinerino”. Questo velo fu donato al SS.mo Crocifisso dalla signora donna Nina Barbarito e sua figlia donna Adelina Santoro. In mezzo al velo era un’immagine del Redentore, lavorata in seta. L’altare era in pietra rossa del Calaggio, con tabernacolo della stessa pietra, con porticina d’argento, foderato di seta bianca, e chiave d’argento e fiocchetto d’oro, L’adornavano sei “frasche di fiori artefatti coverti da campane di vetro, sei candelieri di legno indorato”. Ai lati dell’altare erano due lampade di cui una sempre accesa, per cui si consumavano in media 12 anfore di olio l’anno. Per il viatico si usava un baldacchino portatile, l’ombrello, 4 lanternoni e sei torce; l’altare di S. Filomena, che prima era dedicato a S. Barbara . Era in muratura con pietra sacra, ornato da sei candelieri di legno dorato, un Crocifisso grande e sei frasche intagliate in latta e colorate. La statua di S. Filomena era vestita di raso rosso con ricamo in oro ed il manto di seta verde. Dal 1886 la chiesa non ha subito sostanziali trasformazioni. Sono stati rifatti alcuni altari: quello del SS.mo Sacramento o del Crocifisso è stato ampliato. L’altare maggiore, non più dedicato alla Madonna dell’Aiuto, è stato ricostruito in marmo nel 1921, quand’era parroco l’arciprete don Paolo Mazzeo, come attesta una lapide posta nella parete sinistra dello stesso altare. E’ stato sostituito con un altare in pietra del Calaggio l’altare della Madonna di Costantinopoli e così quello della Madonna dell Aiuto, alla quale è stato dedicato l’altare che prima era di Sant’Andrea. Nella navata di sinistra, oltre al grande altare (più volte restaurato) del Crocifisso, in una nicchia sulla parete sinistra è stata collocata la statua di Santa Maria Goretti, dove prima era la statua di Santa Filomena. (continua)

(La foto è di Carlo Dalessandro)