Dopo 148 anni il Corriere della Sera è ancora in edicola ed è il primo giornale italiano per copie vendute
L’incipit, o inizio, dell’articolo di fondo, intitolato AL PUBBLICO è chiaro: ” Pubblico, vogliamo parlarli chiaro. In diciassette «anni di regime libero tu hai imparato di molte cose. Oramai non ti lasci gabbare dalle frasi. Sai leggere fra le righe e conosci il valore delle gonfie dichiarazioni e delle declamazioni solenni d’altri tempi. La tua educazione politica è matura. L’arguzia, l’esprit ti affascina ancora, ma l’ enfasi ti lascia freddo e la violenza ti dà fastidio. Vuoi che si dica pane al pane e non si faccia un trave d’ una festuca (pagliuzza , n.d.r.). Sai che un fatto è un fatto ed una parola non è che una parola, e sai che in politica, più che nelle altre cose di questo mondo, dalla parola al fatto, come dice il proverbio, v’ha un gran tratto. Noi dunque lasciamo da parte la rettorica, e veniamo a parlarti chiaro”. Il giornale fu fondato da Eugenio Torelli Viollier, un garibaldino deluso dai velleitarismi del Risorgimento, che ne fu anche il primo direttore. Egli si rivolgeva alla borghesia di Milano, che già in quell’ultimo segmento dell’Ottocento ambiva al titolo di “capitale morale” dell’Italia. Dopo 148 anni, che sono passati dall’uscita del primo numero, il pubblico si fa gabbare dalle frasi e non sa leggere tra le righe. Nel 1876, in Italia l’analfabetismo toccava punte del 90 per cento in tutta la penisola italiana e il direttore si rivolgeva alla borghesia milanese. Oggi, la diffusione della scuola tocca ogni sperduta località dell’Italia, ma il cosiddetto popolo si lascia gabbare anche da voci che giungono da oltreoceano. Eugenio Torelli Viollier oggi non scriverebbe più quell’inizio di editoriale.
