Cultura. Non solo un titolo di studio

La cultura non è solo quella che impariamo dai libri, ma anche quella che apprendiamo sul campo della vita

Capita spesso che le persone che non hanno altisonanti titoli di studio si sentano in soggezione alla presenza di gente diplomata o laureata. Ciò accade perché è opinione corrente che bisogna avere studiato tanto per possedere questa famosa cultura. Naturalmente in questa credenza c’è del vero. Ci mancherebbe. Chi più studia più sa. Ed è ovvio. Ma un contadino che sappia fare bene il suo lavoro può essere definito colto nel suo specifico settore. E non deve sentirsi a disagio nei confronti di nessuno. Ricordo a me stesso e a chi legge che Giuseppe Di Vittorio, di Cerignola, fu un grande sindacalista e tra i fondatori della CGIL. Il suo titolo di studio era la licenza elementare. Anche Pietro Nenni era in possesso di licenza elementare e fu segretario del Partito Socialista Italiano e vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Non divenne Presidente del Consiglio per un veto proveniente da Oltreoceano. Ricordo sempre che il colonnello Bernacca, il primo a trasmettere in TV le previsioni del tempo, si complimentò con un contadino lucano, che sulla base dell’esperienza faceva delle previsioni del tempo a volte più esatte di quelle di Bernacca. Il contadino forse non aveva neanche la licenza elementare, ma aveva saputo fare tesoro della sua capacità di osservazione e di rielaborazione di ciò che vedeva: un vero studioso. Per avvicinare più gente alla cultura bisogna divulgarla e chiedere ai professori di farsi narratori. In giro c’è sete di cultura, ma c’è mancanza di divulgatori e di narratori in buona fede. Per ora molti si abbuffano di false notizie e si illudono di essere colti. Altri pensano o si spacciano per colti, per truffare il prossimo.

(nella foto, un portico di Padova, sede di una Università fondata nel 1222)

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