Sant’Agata di Puglia. Nel 1918, con coraggio e vincendo lo scetticismo di qualche santagatese, don Donato pose le fondamenta della Casa per gli ultimi

Con molte preoccupazione e dopo avere passato molte notti senza chiudere occhio

E’ con piacere che scrivo di don Donato Pagano, dal quale ricevetti uno scappellotto perché non seppi rispondere bene ad una sua domanda sul Catechismo di Pio X, allora vigente. Ero un ragazzino e frequentavo la scuola di catechismo nella Chiesa di Sant’Angelo , tenuta dalle suore, che erano una delle colonne portanti della Casa del Sacro Cuore di Gesù. Mi sento vicino don Donato perché, leggendo il libro “La Casa del Sacro Cuore di Gesù”, scritto da Dora Donofrio Del Vecchio, ho scoperto che ancora seminarista ebbe l’incarico di istitutore del Convitto-ginnasio istituito a Sant’Agata di Puglia dal sacerdote don Lorenzo Agnelli, mente acuta e lungimirante, vissuto dal 1830 al1904. Anche io non ancora laureato sono stato istitutore al Convitto Nazionale “Foscarini”, di Venezia, mentre ero studente universitario di Lettere Moderne all’Università di Padova. Di don Donato mi ricordavo spesso quando ancora universitario ero assistente all’Istituto per ciechi “Luigi Configliachi” di Padova, che probabilmente il sacerdote santagatese conosceva. Infatti ance dalla Puglia molti ragazzi ciechi andavano a studiare al “Configliachi” di Padova, di regola, con contributo dell’Ente Provincia. Luigi Configliachi è stato un docente,filantropo, botanico, traduttore dal tedesco di testi scientifici, sacerdote e abate barnabita, vissuto tra il XVIII e in XIX secolo.Tenne la cattedra di economia rurale e storia naturale generale all’Università di Padova, della quale ricoprì a lungo la carica di Rettore magnifico. Con lo stesso intento del nostro don Donato e con anticipo e lungimiranza, nel 1838, fece istituire l’istituto per ciechi e ipovedenti, che oggi è una casa di riposo. In risposta all’invito di papa Leone XIII che chiedeva al sacerdote di “uscire di sagrestia” e cogliere i segnali del tempo, don Donato, insieme con tanti vescovi e sacerdoti si inserì nel lungo filone di filantropia sociale, che era maturata a cavallo tra il XIX e il XX secolo nell’ambito della questione sociale e della questione meridionale. Nella “cordata” di filantropi è doveroso ricordare padre Ludovico da Casoria, don Giovanni Bosco, don Luigi Guanella, don Luigi Orione, l’avvocato Bartolo Longo, Giustino Fortunato, Pasquale Villari, Gaetano Salvemini, Benedetto Croce e Lombardo Radice.

(La Casa del Sacro Cuore di Gesù ristrutturata)

Non era ancora terminata ufficialmente la Prima guerra mondiale quando don Donato diede inizio alla costruzione della Casa del Sacro Cuore di Gesù in Sant’Agata di Puglia, che contava 6500 abitanti. Era sindaco l’avvocato Francesco Barbato. Con molte preoccupazione e dopo avere passato molte notti senza chiudere occhio, don Donato aveva si era imposto contro l’attiva contrarietà di molti scettici santagatesi, dei quali parleremo in altra occasione. Il tenace sacerdote, seguendo il motto di San Paolo “Charitas aedificat”, la carità costruisce, andò avanti. Con lo stesso spirito, nel 1927, tre anni dopo l’inaugurazione dell’8 maggio 1924, diede vita al periodico “Raggi di carità”, spedito in tutto il mondo, per raccogliere fondi a favore della Casa del Sacro Cuore.

Carmine Granato






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